L'obiettivo dell'Eni è quello di ottenere la modifica del Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) per smaltire a Crotone i rifiuti derivanti dalla bonifica dell'area industriale. Senza la modifica del Paur i rifiuti dovranno essere smaltiti fuori dal territorio calabrese, come è stato sancito nella conferenza dei servizi decisoria del 24 ottobre del 2019 e sino ad ora ribadita in altre conferenze dei servizi istruttorie chieste da Eni Rewind con la speranza di potere lasciare a Crotone i rifiuti.

Natale al Centro Comune di Crotone
Natale al Centro Comune di Crotone

Questo consentirebbe al colosso di Stato di risparmiare una montagna di denaro. È stata la struttura regionale calabrese, al tempo del governatore Mario Oliverio, a imporre il Paur dopo una serie infinite di riunioni tecniche (preliminari, istruttorie e decisorie) avviate nel 2016 e concluse il 24 ottobre del 2019.

Il piano prospettato da Eni nella Conferenza dei servizi del 2019

L'allora Syndial, sostituita oggi da Eni Rewind, tra febbraio e marzo del 2017 aveva disposto, nell'ambito di un aggiornamento dell'ultimo step dell'iter, l'ipotesi di smaltimento esterno alla Calabria.
In un documento della Syndial si definiva questa scelta come “una nuova strategia di bonifica”: «La nuova strategia di bonifica ha come punto focale e nuovo, rispetto alla fattibilità novembre 2016, l'invio e smaltimento in discariche autorizzate esterne di tutti i materiali scaturenti dalla rimozione delle discariche fronte mare e dei materiali/terreni delle porzioni degli ex stabilimenti industriali (Pertusola e Fosfotec) per le quali è previsto lo scavo».
Questa ipotesi prevedeva la valutazione di due tipi di trasferimento fuori dalla Calabria dei rifiuti di Crotone: il trasporto intermodale o quello via nave. Se si optava per il trasporto intermodale erano stati individuati anche i centri di smaltimento e le percentuali da smaltire.
Il 25 % dei rifiuti, che avrebbero dovuto utilizzare il trasporto intermodale, era destinato ad impianti presenti nel Centro-Sud Italia, il 25% destinati ad impianti del Nord Est Italia, il 25% in impianti del Nord Ovest dell'Italia e il restante 25% in impianti all'estero.
L'altra ipotesi, che prevedeva il trasporto via nave, più economicamente conveniente per i costi inferiori, avrebbe dovuto avere come punto di partenza il porto di Gioia Tauro e i rifiuti avrebbero dovuto essere trasferiti attraverso il mar Tirreno in impianti situati a Nord ovest (25%), attraverso il mar Adriatico in impianti situati a Nord ovest, il 25% in Sicilia e il restante 25% negli impianti del Nord Europa.

C'era, quindi, un'idea precisa e concreta su dove trasportare i rifiuti

L'ipotesi progettuale era stata definita nel dettaglio. A meno che Syndial, allora, non avesse deciso di “accontentare” i protagonisti del tavolo trattante nella speranza di potere ribaltare successivamente la situazione.
Se così fosse andrebbe fatta chiarezza a tutti i livelli. Secondo il documento di Syndial, non ancora smentito, il trasporto fuori regione dei rifiuti era quindi praticabile. Evidentemente erano state individuate anche le discariche dove conferire i veleni di Crotone.
Oggi Eni Rewind, attraverso l'amministratore delegato Palo Grossi, sostiene che non esistono discariche in Italia e in Europa per accogliere la tipologia dei rifiuti presenti a Crotone. Lo ha detto in una recente iniziativa tenutasi proprio all'interno del sito dell'ex Pertusola sud. Non sarebbe, quindi, possibile smantellare la discarica fronte mare, dove sono stati seppelliti un milione di rifiuti, se non si punta ad un impianto ubicato a Crotone. Tutto quello che è stato deciso dal 2016 al 2019 dai tavoli ufficiali è carta straccia.

Attualmente c'è una discarica pronta nel territorio di Crotone?

Mentre in Italia non ci sono discariche per lo smaltimento di questa tipologia di rifiuti a Crotone si può fare. Nel ragionamento si dice che si potrebbe puntare all'impianto di Columbra e smaltire i rifiuti derivanti dall'intervento di bonifica nella discarica privata di proprietà dei Fratelli Vrenna, nella sezione destinata ai tossici e pericolosi. Secondo i calcoli resi noti anche nell'iniziativa tenutasi in Pertusola, lo spazio disponibile attualmente a Columbra potrebbe non essere comunque sufficiente. Se la scelta cade su Columbra probabilmente ci sarà bisogno di un ampliamento. Il problema è se l'ampliamento sarà autorizzato esclusivamente per contenere i rifiuti del sito di Crotone oppure sarà più ampio. In quest'ultimo caso si allargherebbe la forbice dei veleni provenienti anche da altri territori italiani o europei da smaltire a Crotone e si riaprirebbero le porte di una discarica che ha quasi esaurito la propria capacità. Una discarica, tra l'altro, che è al centro di un territorio abitato. Questo pericolo potrebbe esserci. Se non si sceglie Columbra bisogna, in alternativa, autorizzare l'Eni a costruire un nuovo impianto di smaltimento. Dove? Come la metti metti, il danno per Crotone è destinato ad aumentare. Prima di dare il via libera a qualsiasi ipotesi occorre valutare bene il percorso. La scelta migliore resta quella di trasportare fuori dalla Calabria i veleni, così come era stato deciso nella conferenza decisoria del 2019.

Chi prende le decisioni?

Sino ad oggi a valutare il percorso sono state solo le istituzioni preposte: commissario della bonifica nominato dall'attuale governo nazionale, Regione Calabria, Comune e provincia di Crotone. Le notizie veicolate alla popolazione, attraverso la stampa, sono ancora del tutte insufficienti per valutare con coscienza critica verso dove si sta andando. Si ha, però, la sensazione che si stia andando verso la soluzione gradita ad Eni Rewind di sotterrare a Crotone la montagna di rifiuti attualmente stipati a ridosso del mare. Sempre secondo quello che si intuisce, l'unica a guadagnarci su questa operazione, potrebbe essere proprio l'Eni perché porterebbe a casa un risultato spendendo il minimo indispensabile. Crotone, ancora una volta, farebbe la figura della città senza un gruppo dirigente attrezzato a difenderla e pagherebbe un prezzo salatissimo.