Konecta, Confial punta tutto su Occhiuto: «Adesso serve lei presidente»
Lettera del segretario provinciale di Crotone, Fabio Tomaino, in vista dell'incontro fissato per lunedì 11 agosto in Cittadella: «Il tempo è scaduto»

CROTONE «Le scriviamo con rispetto, ma anche con la consapevolezza che il tempo è scaduto. Non c’è più margine per rinvii, silenzi o promesse. Ogni ora che passa è un’ora di complicità con un fallimento annunciato». È questo l'incipit della lettera che il segretario provinciale di Confial Crotone, Fabio Tomaino, ha rivolto al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, chiamandolo in causa anche in qualità del suo ruolo di commissario per la Sanità in ragione dello stop registrato da parte di Konecta sulla dematerializzazione delle cartelle sanitarie.
«Dal 1° gennaio scorso - sottolinea Tomaino -, quando i lavoratori hanno messo piede nella sede Konecta, le criticità erano sotto gli occhi di tutti. Eppure, nessuno ha parlato. Chi poteva denunciare, ha taciuto. Chi doveva intervenire, ha fatto finta di niente. Anzi: qualcuno ha camuffato, minimizzato, negato. Come se fosse tutto normale. Ma non lo è mai stato».
«La Confial – ricorda Tomaino - è entrata in azienda da poco. Ma non ha chiuso gli occhi. Non abbiamo fatto finta di niente. Dal 24 luglio abbiamo iniziato a raccontare i fatti, senza filtri e senza convenienze. Per rispetto verso i lavoratori. Per rispetto verso la verità».

«In queste settimane – prosegue il segretario di Confial - abbiamo trovato ascolto nel presidente della Provincia, e lo ringraziamo. Ma adesso serve lei, presidente. E serve adesso. Non tra qualche giorno. Non la prossima settimana».
«Lunedì 11 agosto, alle ore 10.30 - informa Tomaino -, saremo alla Cittadella regionale. Con una delegazione di lavoratori. Non per protestare. Ma per parlare chiaro. Per portare dati, prove, storie. E sia chiaro: questa convocazione non si può spostare. Non si può rimandare. Ogni ulteriore rinvio sarebbe una resa».
«La chiusura di Konecta fino al 24 agosto - contesta Confial -, le ferie forzate, i turni sospesi, la totale assenza di programmazione, l’assenza di una procedura ufficiale, l’incertezza dei contratti… Non è innovazione. Non è riforma. È confusione, è approssimazione, è precarietà. E anche chi ha un contratto a tempo indeterminato oggi non si sente più al sicuro».

«Tutti temono di rivivere il dramma della vertenza ex Abramo – spiega Tomaino -: quattro anni di illusioni, disagi, umiliazioni. Io, presidente, quelle battaglie le ho vissute tutte. Di giorno e di notte. Nelle piazze vuote e nei silenzi assordanti. C’ero quando tanti erano spariti. E lei, invece, c’era. E fu anche grazie alla sua presenza, alla sua visione, che da quel disastro nacque una speranza vera».
«Oggi quella speranza è a rischio – avverte Tomaino -. Oggi quel progetto rischia di affondare. E chi continua a fare finta di nulla sta diventando complice di un altro fallimento calabrese. Presidente, noi crediamo ancora che questo progetto si possa salvare. Ma per farlo, serve volontà politica, serve ascolto, serve azione. Non domani. Oggi. Noi ci saremo. Con le carte in mano, con i nomi, con le prove. Pronti a dire tutto. Pronti a difendere i diritti di chi lavora. Fino in fondo 0187, conclude Tomaino.