Capo Colonna: ''no'' della Regione ad approdo, serivizi igienici e discesa a mare
CROTONE Ancora prescizioni sulla riqualificazione dell'area di Capo Colonna. Mentre si consuma nelle aule dei tribunali amministrativi la contesa per l'assegnazione dell'appalto relativo al riuso e alla rifunzionalizzazione delle aree comprese nel parco archeologico, spunta un altro provvedimento ostativo ai lavori.
È infatti dello scorso 26 aprile il decreto del dipartimento Territorio e tutela dell'ambiente della Regione Calabria (Settore 02 - Valutazioni autorizzazioni ambientali - sviluppo sostenibile) che ha espresso parere di esclusione dall'ulteriore procedura di Valutazione di incidenza appropriata di tre aree di intervento. Azioni, queste, già previste e che erano state quindi incluse nel bando di gara assegnato il 28 marzo scorso e affidati alla ditta "Costruzioni Luchetta" di Crotone per la redazione della progettazione esecutiva e l'esecuzione delle opere.
Intanto, però, la determina di affidamento dell'appalto è stata annullata lo scorso 4 settembre dall'Ente di piazza della Resistenza in ragione del ricorso al Tar dell'altra ditta partecipante all'appalto, la “Chisari Gaetano Srl”, su cui è atteso per il 28 novembre prossimo il giudizio del Consiglio di Stato. Ma non è tutto.
Secondo il decreto nel nucleo di valutazione regionale dello scorso aprile, infatti, non sono ammissibili alla progettazione e quindi alla realizzazione del progetto (finanziato attraverso il Pnrr - M5C2 Investimento 2.1), per quanto riguarda l'Area 1, la «realizzazione di fascinata viva in materiale vegetale» con un «sentiero in terra stabilizzata, di staccionata e briglie in legno»; sul versante nord dell'Area 2 «la realizzazione di opere di ingegneria naturalistica e in particolare una fascinata viva» al fine di «mitigare l'effetto erosivo del ruscellamento delle acque e di assicurare la stabilizzazione della coltre superficiale del versante in corrispondenza del percorso pedonale, in prossimità del ciglio del terrazzo»; ma soprattutto nell'Area 3 la «discesa a mare con percorso naturalistico in terra stabilizzata su tracciati che garantiranno agevoli pendenze per i diversamente abili con corrimano e staccionate laterali di sicurezza», l'approdo per imbarcazioni turistiche che prevede «la realizzazione di una struttura temporanea costituita da pontili galleggianti, per una lunghezza di circa 100 metri, e da una passerella di accesso ai pontili lungo gli scogli, per una lunghezza di circa 40 metri» e, infine, in prossimità della discesa a mare, la realizzazione di «un edificio in legno con copertura in lamiera grecata da destinare a servizi igienici per il punto di ristoro, per la biglietteria, per l’info-point e per gli utenti provenienti dal mare».
Si tratta di una parte non certo secondaria dell'intero progetto e che aveva entusiasmato al momento della sua presentazione. I lavori infatti prevedono anche le demolizioni delle due villette abusive rimaste ancora in piedi e rcionducibili alla famiglia Grande Aracri e interventi integrati che includono la creazione di un hub di ingresso all’area archeologica, l’installazione di osservatori astronomici e panoramici, un approdo per imbarcazioni turistiche, la realizzazione di itinerari ciclopedonali all’interno del parco, un’area parcheggio attrezzata con sistema integrato di bike sharing. Inoltre è prevista la creazione di un parco multimediale all’interno del bosco sacro con utilizzo di un sistema interattivo tale da garantire inclusività.
Progetto integrato, dunque, che visto l'annullamento dell'appalto, ma anche in ragione dell'atteso pronunciamento del Consiglio di Stato, dovrà ottemperare a queste ulteriori prescrizioni imposte dal nucleo di valutazione ambientale della Regione Calabria. È corsa contro il tempo trattandosi di fondi Pnrr?