Allarme di Cgil, Cisl e Uil su Konecta: «Progetto a rischio per burocrazia»
Le tre sigle di categoria hanno chiesto in una nota unitaria, rivolta al presidente Occhiuto, la convocazione urgente di un tavolo tecnico alla Regione Calabria

CATANZARO «Dematerializzazione cartelle sanitarie: progetto a rischio in Calabria». Dai sindacati ritenuti «Inaccettabili ritardi, lavoratori fermi e sedi chiuse. Il presidente Occhiuto intervenga subito». È quanto scrivono in una nota unitaria le segreterie regionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil Calabria che informano di aver «richiesto con urgenza un incontro per affrontare le gravi criticità emerse nell’ambito del progetto di dematerializzazione delle cartelle sanitarie, affidato all’azienda Konecta».
«Nonostante il costante confronto con l’azienda per garantire il regolare avvio del progetto - scrivono le sigle di categoria -, siamo costretti a denunciare l’inaccettabile blocco delle attività, dovuto alla mancata consegna, da parte delle Asp e delle Aziende ospedaliere, delle cartelle sanitarie necessarie alla lavorazione».
«Un ritardo - denunciano le sigle - che sta già causando la chiusura temporanea della sede di Crotone, con ripercussioni gravi anche per le sedi di Cosenza e Settingiano, dove si profila lo stesso scenario: lavoratori costretti al fermo forzato, senza alcuna responsabilità».
«Un progetto che avrebbe dovuto rappresentare un modello di innovazione - stigmatizzano i sindacati -, capace di valorizzare competenze e occupazione sul territorio, rischia ora di fallire per inefficienze burocratiche e mancanza di coordinamento tra istituzioni sanitarie».
«Chiediamo al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto - concludono i sindacati -, di convocare urgentemente le organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo che ha dato il via al progetto, per affrontare e risolvere le criticità emerse. La Calabria non può permettersi di trasformare questa importante occasione di crescita occupazionale e modernizzazione dei servizi pubblici in quello che rischia di essere un boomerang occupazionale».