CROTONE Un'associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati plurimi dall'esecuzione di scavi illeciti, deturpamento di siti archeologici, furto e ricettazione di beni archeologici a seguito di scavi clandestini, eseguiti presso importanti giacimenti archeologici calabresi, fino alla ricettazione di beni culturali e all'aggravante mafiosa. È questo il contenuto dell'operazione Scylletium.
Nella mattinata odierna, in Calabria e Sicilia, i carabinieri del comando Tutela patrimonio culturale (Tpc) hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Procura della Repubblica (Direzione distrettuale antimafia) che ha coordinato le indagini, nei confronti di 11 persone (2 in carcere e 9 agli arresti domiciliari).
L'associazione mafiosa viene contestata, in quanto, i delitti «sono stati commessi dai sodali anche allo scopo di agevolare la cosca di ‘ndrangheta denominata “Arena”, che in tal modo consolidava altresì il controllo del territorio in Isola di Capo Rizzuto (KR) e nei territori limitrofi, oltre a beneficiare dei proventi delle attività delittuose». Contestualmente sono state eseguite 12 perquisizioni locali.
L’operazione è stata condotta in sinergia con i Comandi provinciali carabinieri di Crotone, Catania e Messina nonché con il supporto dello Squadrone Eliportato “Cacciatori di Calabria” e dell’8° Nucleo Elicotteri carabinieri di Vibo Valentia. Oltre 80 i militari impiegati che hanno operato nei territori delle regioni Calabria e Sicilia.

