Pietropaolo: «Il futuro a Crotone? Un centro per la digitalizzazione delle Pa»
La "vision" del vicepresidente della Regione per dare un seguito al "modello Calabria" sorto attorno alla dematerializzazione delle cartelle sanitarie con la commessa affidata a Konecta

CROTONE Un punto di riferimento per la digitalizzazione dei documenti della Pubblica amministrazione, non solo per la Calabria, ma per tutta Italia. È la mano tesa a lavorare in sinergia da parte del vicepresidente della Regione Calabria, Filippo Pietropaolo, all'indirizzo di sindacati e soprattutto di Konecta perché il “modello Calabria”, il progetto di dematerializzazione delle cartelle sanitarie, non si esaurisca nel giro dei due anni previsti dai finanziamenti regionali e statali (20 milioni di euro). Perché, se così andasse a finire, sarebbe davvero una sconfitta per tutti. Lo spazio sul mercato è praticamente una prateria inesplorata, ma serve crederci e ampliare gli orizzonti comuni.

L'esperienza da dg in Datel e l'intuizione per riconvertire l'azienda
Più tecnico prestato alle istituzioni che politico di razza, Filippo Pietropaolo, è uomo pragmatico interessato alla risoluzione dei problemi superando gli “steccati” e le posizioni preordinate. Nel suo passato professionale, vanta ben 4 anni da direttore generale dell'allora Datel e conosce bene le dinamiche e le potenzialità di un settore, quello dei call center, che va esaurendosi anche con l'introduzione graduale dell'Intelligenza artificiale. E il futuro allora non poteva che essere quello della digitalizzazione.
È stato proprio lui a suggerire al presidente, Roberto Occhiuto, questa via per trovare una soluzione al “cul de sac” in cui si era impantanata la vertenza dell'Abramo customer care. E Occhiuto ha subito carpito la bontà della proposta dando corpo e gambe alla brillante intuizione, associando a essa la dematerializzazione delle cartelle sanitarie quale operazione sempre più necessaria per la sanità non solo calabrese.
È così che a nato, attorno a questo progetto, il “modello Calabria” cui anche altre regioni come la Basilicata, la Sicilia e adesso anche il Lazio guardano con attenzione.

Non solo cartelle sanitarie, ma anche gli archivi comunali
«La mia idea – spiega Pietropaolo – era quella di realizzare un centro di digitalizzazione qui a Crotone perché ritengo che, nel mondo della pubblica amministrazione, sia una via incontrovertibile. Molti processi, sia a livello dei Comuni, che a livello delle Regioni, sono ormai telematicizzati, quindi molte delle attività che noi facciamo o facciamo fare ai cittadini si possono già reperire in digitale o attraverso un computer, attraverso delle app. Ma è anche vero che, gran parte degli archivi esistenti e alcuni settori specifici sono ancora in cartaceo. Quindi molti di questi archivi potrebbero essere digitalizzati e inseriti nei procedimenti già esistenti su piattaforme telematiche».
Pietropaolo traccia un esempio specifico per far capire qual è il potenziale di questo settore. «Tutti i Comuni hanno trasposto in digitale – ricorda il vicepresidente della Regione – quasi tutti i loro servizi verso i cittadini: la carta d'entità, l'emissione di un certificato, il pagamento di un tributo, l'estratto conto online. Qualsiasi cosa, insomma, viene richiesta attraverso il computer dai professionisti o dai singoli cittadini. Sono rimasti invece fuori da questo processo pezzi importanti dell'urbanistica e dei lavori pubblici, perché ci sono dei progetti che sono difficili da digitalizzare. Oggi, un ingegnere, un architetto se vuole fare per un suo cliente un progetto di una casa, di un ampliamento, deve fare una richiesta al Comune e lo fa attraverso una piattaforma che si chiama Sportello unico dell'edilizia che è una piattaforma della Regione a cui aderiscono tutti i Comuni calabresi. Ed è proprio qui che si può fare tanto di più con la digitalizzazione».

Lo Sportello unico dell'edilizia, altro punto di partenza per il rilancio
«È vero che il professionista – spiega Pietropaolo –, adesso, può già attivare attraverso lo sportello regionale la procedura, ma se ha bisogno di un documento che riguarda l'estrazione catastale, la situazione progettuale di quell'immobile sul quale sta facendo il progetto, ovvero tutta la situazione precedente al riguardo, deve recarsi al Comune di riferimento e procurarsi la documentazione cartacea. Quindi, se oggi riuscissimo a digitalizzare tutto ciò, vorrebbe dire metterli sulla piattaforma Sua e poi disbrigare tutto telematicamente».
«Penso che sia una cosa utilissima – sottolinea Pietropaolo – e abbia anche uno spazio di lavoro che almeno, senza esagerare, potrebbe impiegare per altri 10-15 anni sicuro le maestranze. Ma non è certo questo il termine che ci prefissiamo attraverso questa idea progettuale che deve avere la capacità di muoversi imprenditorialmente al di là delle risorse pubbliche straordinarie rintracciate in questo frangente».

La vision sulla digitalizzazione dei documenti delle Pa
L'invito di Pietropaolo, quindi, è quindi quello di credere nel futuro dell'attività economica pensando sì alle Pubbliche amministrazioni, ma non come aiuto passivo, bensì come il cliente designato.
«Tutto quello che sta accadendo attorno questa iniziativa – tiene a sottolineare il vicepresidente – sta accadendo perché abbiamo potuto concentrare ingenti fondi pubblici attraverso una concessionaria dello Stato, che è la Zecca, perché è previsto in uno dei decreti Pnrr che la Zecca - Poligrafico dello Stato si occupi di digitalizzazione. Quindi ci siamo serviti direttamente di una concessionaria dello Stato, il Poligrafico, che a sua volta ha fatto un procedimento di gara e ha selezionato Tim come concessionario che, in ultima battua, ha affidato a Konecta la commessa».
«A me preoccupa un po' la prospettiva – ammette il vicepreisdnete della Regione – se vogliamo fare un ragionamento di lunga durata. Penso che sta qui la differenza tra chi vuole fare politica per il consenso stretto e basta; mentre c'è invece chi vuole fare politica per risolvere dei problemi o tracciare delle linee durature attraverso la propria “vision”. A me piace guardare al futuro perché penso che sia giusto e corretto che ognuno di noi che ha questa responsabilità debba cercare di guardare al futuro per dare delle soluzioni e non dare palliativi per tamponare un'emergenza occupazionale. In prospettiva penso che l'idea mia originaria – concludo Pietropaolo – sia ancora da esplorare, da sviluppare in realtà, perché quello è il futuro».