Testimoni potrebbero essere indagati nel processo all'ex sindaco di Melissa
Svolta nel procedimento a carico di Raffaele Falbo. Il legale Peluso: «Fatti risalenti al 2016 quando l'imputato non era ancora sindaco»

CROTONE «Svolta significativa nell'udienza odierna del processo a carico dell'ex sindaco di Melissa Raffaele Falbo. Il Tribunale ha disposto che i testimoni chiave Piero Passeri e Gino Murgi dovranno essere riascoltati con le garanzie di legge, essendo emersa la possibilità che possano assumere la qualifica di indagati. La decisione è giunta dopo la recente modifica del capo d'imputazione che ha sollevato importanti questioni sulla temporalità delle condotte contestate». È quanto rende noto l'avvocato Giuseppe Peluso, legale dell'ex sindaco di Melissa, Raffaele Falbo, che è oggi nuovamente candidato a ricoprire la carica alle prossime amministrative indette per il Comune del Crotonese.
«Secondo quanto emerso in aula - riferisce il legale -, il nuovo capo d'imputazione, modificato dal pm ai sensi dell'articolo 516 del Codice di procedura penale, fa riferimento a presunte "proroghe illegittime" di affidamenti diretti in favore della Gost Srl (amministrata dal signor Piero Passeri) risalenti al 2016, periodo in cui Falbo non ricopriva ancora la carica di sindaco, essendo stato eletto solo nel 2019. Una circostanza che, come evidenziato dalla difesa, solleva seri dubbi sulla configurabilità delle responsabilità contestate».
«Non è possibile attribuire al mio assistito - ha dichiarato Giuseppe Peluso, difensore di Falbo - responsabilità per atti amministrativi antecedenti al suo mandato e più specificamente all’Amministrazione guidata dal dottor Gino Murgi; ritengo pertanto imprescindibile, nel rispetto del diritto di difesa, l'audizione del dott. Murgi con tutte le garanzie previste dalla legge».
«Il colpo di scena è arrivato quando - riferisce il legale -, nel corso dell'udienza odierna, i testimoni non hanno potuto essere ascoltati come previsto. Il Tribunale ha infatti rilevato che, alla luce della modifica del capo d'imputazione, gli stessi potrebbero assumere la qualifica di indagati in relazione ai fatti contestati. In questi casi è necessario procedere all'audizione con tutte le garanzie difensive previste dall'articolo 210 del Codice di procedura penale, inclusa l'assistenza obbligatoria di un difensore. La prossima udienza è stata fissata per il 11 settembre 2025, quando i testimoni dovranno comparire accompagnati dai rispettivi difensori».
Secondo quanto riportato dal legale, il presidente del Collegio ha sottolineato che questo «è un passaggio fondamentale per garantire il pieno rispetto dei diritti di tutte le parti coinvolte».
«A rafforzare il quadro difensivo dell'ex sindaco Falbo - aggiunge la nota - è giunta, nelle scorse settimane, anche la relazione conclusiva della Commissione d'accesso presso il Comune di Melissa, attivata a seguito dell'indagine. La Commissione, dopo un'approfondita verifica amministrativa, ha riscontrato la piena regolarità degli atti posti in essere durante l'amministrazione Falbo, evidenziando invece criticità relative alla gestione della precedente amministrazione, proprio nel periodo cui si riferiscono le "proroghe illegittime" citate nel nuovo capo d'imputazione e più specificamente: "Quanto emerge dal nuovo capo d'imputazione è sconcertante"», ha dichiarato l'avvocato Peluso.
«Nel capo d'imputazione originario - spiega il legale - si sosteneva che il mio assistito (Falbo, ndr) avesse minacciato il signor Passeri per ottenere determinati risultati. Oggi, con la modifica ex articolo 516 Codice di procedura penale, l'accusa sostiene invece l'esistenza di un accordo tra le parti. Una ricostruzione completamente diversa che mina la credibilità dell'intero impianto accusatorio. Come si può passare da un'ipotesi di minaccia a un'ipotesi di accordo? È evidente l'inconsistenza dell'accusa che, modificando radicalmente la propria tesi, dimostra di non avere elementi solidi su cui fondare l'imputazione».
L'avvocato Peluso ha inoltre sottolineato come questa modifica sostanziale della contestazione si inserisca in un quadro più ampio di criticità: «Non solo ci troviamo di fronte a una completa inversione della tesi accusatoria, ma si contestano al mio assistito condotte risalenti al 2016, quando non era ancora sindaco. La Cassazione è chiara nel richiedere una precisa correlazione temporale tra le condotte contestate e l'effettivo esercizio delle funzioni pubbliche».
A rafforzare il quadro difensivo dell'ex sindaco Falbo è giunta, nelle scorse settimane, anche la relazione conclusiva della Commissione d'accesso presso il Comune di Melissa, attivata a seguito dell'indagine. «La Commissione, dopo un'approfondita verifica amministrativa - sottolinea l'avvocato -, ha riscontrato la piena regolarità degli atti posti in essere durante l'amministrazione Falbo, evidenziando invece criticità relative alla gestione della precedente amministrazione, proprio nel periodo cui si riferiscono le "proroghe illegittime" citate nel nuovo capo d'imputazione».
«Le conclusioni della Commissione d'accesso - conclude l'avvocato Peluso - confermano quanto sosteniamo da tempo: l'amministrazione Falbo ha sempre operato nella più assoluta trasparenza e legalità. Le presunte irregolarità emerse riguardano un periodo in cui il mio assistito non ricopriva alcun ruolo amministrativo. È paradossale che oggi si tenti di attribuirgli responsabilità per atti della precedente amministrazione, peraltro modificando radicalmente la natura stessa delle accuse: da presunte minacce a presunti accordi. Una contraddizione che evidenzia la fragilità dell'impianto accusatorio».
«Le conclusioni della Commissione d'accesso - conclude il legale -, unite alle questioni emerse nell'udienza odierna sulla temporalità delle condotte contestate e sulla necessità di riascoltare i testimoni con le dovute garanzie, potrebbero segnare una svolta significativa nel processo, aprendo nuovi scenari sulla effettiva attribuzione delle responsabilità contestate all'ex primo cittadino di Melissa, ed oggi candidato a ricoprire la carica».