L'arte bianca
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CROTONE Vincitori e vinti. La sentenza depositata ieri dal Tribunale amministrativo regionale della Calabria sancisce che nella vicenda dello smaltimento dei rifiuti presenti nella discarica fronte mare di Crotone ci sono stati vincitori e vinti

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I vinti si sono aggiudicati una battaglia, ma la guerra non è ancora terminata e guai se si pensa di utilizzare questa guerra per scopi elettorali visto che siamo già nel pieno della campagna che porta al voto, sia per la scelta del nuovo presidente della giunta regionale calabrese, sia per la elezione del sindaco di Crotone. La storia della bonifica per i risvolti che ha e avrà per la salute dei cittadini non può essere utilizzata per chiedere voti. 

Fatta questa indispensabile premessa c’è da dire che ha vinto la città ed hanno perso, facendo una figura barbina, il ministero dell’Ambiente, il commissario Emilio Errigo ed Eni Rewind. Chiariamo subito che erano stati presentanti più ricorsi sia contro il decreto 1° agosto 2024 del ministero dell’Ambiente, che contro l’ordinanza n. 1 di Errigo. Questi due dispositivi hanno tentato di imporre lo smaltimento dei veleni più pericolosi presenti nella discarica a mare nell’impianto di Columbra

In particolare il decreto del ministero suggeriva l’escamotage per aggirare l’ostacolo del Paur (Provvedimento autorizzatorio unico regionale) che impone di smaltire fuori dal territorio calabrese tutti i veleni di Crotone. Suggeriva di sposare i veleni nel deposito D15 e siccome non potevano essere mantenuti in questo contenitore più di tre mesi, Eni Rewind poteva portarli a Columbra

Anche Errigo, senza usare la furbata del ministero, aveva ordinato di smaltire i veleni a Columbra. Contro questi due provvedimenti sono stati proposti ricorsi dai tre enti locali (Regione, Comune e Provincia di Crotone), Partito democratico, Arci, Wwf e altri.

I meriti sono di tutti e in particolare di quel movimento “Fuori i veleni – Crotone vuole vivere” che ha organizzato le attività per contrastare il progetto di lasciare a Crotone le scorie. Grazie anche a Mario Oliverio, ex presidente della giunta regionale calabrese, che si è messo alla testa del movimento.

 Vinta una battaglia la guerra continua perché il 20 maggio del prossimo anno dovrebbe entrare in vigore la nuova normativa europea che prevede lo smaltimento dei veleni all’interno dei territori degli Stati che li hanno prodotti. 

Significa che i veleni di Crotone debbano trovare spazio in una discarica in Italia che, al momento, non esiste. Se l’Eni, il ministero e gli altri che hanno giocato a palleggiarsi la palla avessero ottemperato a quanto deciso dalla Conferenza dei servizi decisoria del 24 ottobre del 2019 che prevedeva lo smaltimento anche all’estero dei veleni di Crotone, oggi non ci sarebbero stati problemi. 

Invece hanno dichiarato pubblicamente che non esistevano discariche. Il miracolo dell’ammissione della verità è avvento da poco, cioè quando entra in vigore la nuova normativa europea. 

La città non può subire lo smacco e deve chiedere i danni all’Eni e al ministero dell’Ambiente. Li deve chiedere anche per nome e per conto delle persone che sono morte di cancro dal 24 ottobre del 2019 (data di aprovozione del Pob fase 2) e di quelli che si ammaleranno d’ora in avanti. 

Un’iniziativa che deve essere capeggiata da Regione, Comune e Provincia di Crotone. Sul tema ambientale non bisogna abbassare la guardia e l’associazione “Fuori i veleni”, unitamente a tutte le altre associazioni, dovrebbe occuparsi anche dell’ampliamento del tervovalorizzatore acquistato da A2A. Il problema della bonifica è importante, ma non è l’unico da affrontare se si vuole bene a questa bellissima città.

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