Levata di scudi contro il partenariato col privato per la nuova Dialisi
Coro di "no" da Pd, M5s e "Liberi e forti". Tutti contro la delibera numero numero 524 del 7 novembre scorso emanata dalla commissaria strardinaria dell'Asp, Monica Calamai
CROTONE «Apprendiamo con grande preoccupazione la notizia della manifestazione di interesse promossa dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Crotone per la progettazione, realizzazione e gestione – in finanza di progetto – della nuova Unità operativa di Dialisi presso l’Ospedale San Giovanni di Dio». È quanto scrive in una nota il segretario provinciale del Partito democratico di Crotone, Leo Barberio.
«Ancora una volta si imbocca la strada della privatizzazione mascherata - commenta Barberio -, affidando a soggetti privati la gestione di un servizio che dovrebbe restare saldamente pubblico. La sanità crotonese non ha bisogno di ulteriori esternalizzazioni, ma di investimenti diretti, assunzioni stabili e potenziamento strutturale del sistema sanitario pubblico. Il ricorso al partenariato pubblico-privato viene presentato come un’opportunità di modernizzazione, ma nella realtà rischia di spostare il baricentro del diritto alla salute verso logiche di profitto. È inaccettabile che la dialisi, un servizio essenziale per la vita di tanti pazienti, venga messa nelle mani di operatori privati mentre l’Asp resta spettatrice».
Il Partito democratico di Crotone «ribadisce con forza che la sanità privata deve fare eccellenza, non sostituirsi alla sanità pubblica. I privati possono integrare il sistema con qualità e innovazione, ma non possono e non devono prendere il posto dello Stato nella tutela dei diritti fondamentali».
«Nei prossimi giorni - annuncia Barberio - mi incontrerò con i compagni della Cgil per costruire insieme un fronte comune contro questo scempio, perché difendere la sanità pubblica significa difendere la dignità dei cittadini e il diritto alla cura universale, non soggetto a logiche di mercato. Il Pd sarà sempre dalla parte di chi crede che la salute non si compra e non si delega: si garantisce, si tutela e si rafforza, ogni giorno, nel pubblico».
Anche il M5s di Crotone «esorta il commissario straordinario dell’asp di Crotone dott.ssa Monica Calamai ad adeguare immediatamente il servizio di dialisi dell’ospedale civile di Crotone che, come denunciato esplicitamente dagli stessi uffici (deliberazione n.524 del 07/11/2025) necessita di essere ammodernato strutturalmente e tecnologicamente, in ragione dell’aumento del fabbisogno di prestazioni dialitiche e della necessità di adeguamento alle normative vigenti in materia di sicurezza, confort e sostenibilità». È quanto intima in una nota Francesco Zurlo rappresentante del movimento a Crotone.
Il m5s di Crotone «reputa scandaloso che ancora una volta la parte più sofferente della città sia costretta a subire le inefficienze e le speculazioni della gestione della sanità, che sembra avere come principale scopo promuovere l’affarismo e la monetizzazione del fondamentale diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione, diritto per la cui soddisfazione i cittadini pagano già esosissime imposte e tasse. In questa lotta il movimento è affianco ai malati ed alle loro associazioni, ai sindacati ed a tutte le forze politiche e sociali per la tutela del diritto alla salute dei cittadini, per una sanità pubblica di qualità aperta a tutti ma sopratutto a chi non può permettersi di pagare cure carissime presso strutture private».
«Preoccupazione per la delibera dell'Asp di Crotone numero 524 del 2025» e un'esortazione a «difendere la sanità pubblica» arrivano da Salvatore Riga e Anna Maria Cantafora del gruppo consiliare "Liberi e forti".
«La sanità - scrivono - non è un prodotto da mettere sul mercato, ma un diritto da garantire in modo universale, equo e pubblico. È partendo da questo principio che guardiamo con profonda preoccupazione alla Deliberazione n. 524 del 07/11/2025, con cui l’ASP di Crotone ha avviato una manifestazione di interesse rivolta ai privati per la progettazione, la realizzazione e la gestione della nuova Unità Operativa di Dialisi dell’Ospedale San Giovanni di Dio. La delibera riconosce finalmente una realtà che pazienti e operatori denunciano da anni: l’attuale Dialisi è inadeguata, carente dal punto di vista strutturale e tecnologico, e non più in grado di rispondere pienamente ai bisogni di un’utenza fragile e crescente. Tuttavia, di fronte a questa criticità evidente, si è scelto di affidare non solo la costruzione, ma anche la gestione tecnica della nuova struttura a un soggetto privato attraverso la finanza di progetto».
«Una scelta - commentano - che introduce un vincolo economico e organizzativo potenzialmente pluridecennale, con effetti diretti sul modello di sanità del territorio. La finanza di progetto può essere uno strumento utile quando si tratta di attività commerciali o industriali, ma non può e non deve essere applicata al campo sanitario, dove il principio ispiratore non è il profitto, ma il diritto alla cura e all’equità di accesso ai servizi. Ciò che riteniamo particolarmente grave è che l’Asp, prima ancora di rivolgersi ai privati, non definisce quale debba essere il progetto sanitario. Saranno i privati a proporre come strutturare il servizio. In questo modo, la programmazione sanitaria, che dovrebbe restare prerogativa esclusiva del pubblico, viene di fatto delegata agli operatori economici. Ancora più preoccupante è che tutto questo avviene senza alcun confronto. Una decisione calata dall’alto, senza ascolto, senza valutazione sociale e senza coinvolgimento della comunità clinica e cittadina».
«A questo si aggiunge un’altra criticità - fanno notare Riga e Cantafora -: la delibera non contiene alcun riferimento economico. Non si conosce il valore dell’investimento, non si sa quale sarà l’importo dei canoni annuali, né come tali costi incideranno sul bilancio sanitario del territorio. La comunità si trova così a dover accettare un impegno pluridecennale senza trasparenza e senza garanzie di sostenibilità. La realizzazione di una nuova Dialisi è una necessità urgente e indiscutibile. Ma la scelta del “come” realizzarla è altrettanto decisiva. Possiamo costruire un servizio moderno, sicuro e umano senza cedere la sua gestione. Possiamo attingere a risorse pubbliche già previste per l’ammodernamento ospedaliero. Possiamo e dobbiamo coinvolgere i professionisti e i cittadini nella definizione delle soluzioni. Possiamo e dobbiamo rafforzare la sanità pubblica, non indebolirla».
«Per queste ragioni - entrano nel merito Riga e Cantafora - chiediamo che la procedura venga immediatamente sospesa e che si apra un confronto vero e trasparente, nel quale si definisca prima di tutto il progetto sanitario, il fabbisogno reale del territorio e le necessità cliniche dei pazienti. Solo da lì si può partire per decidere come e con quali strumenti intervenire. La sanità non è una merce. La Dialisi non è un servizio da appaltare. La cura non è un investimento finanziario. La privatizzazione che si porta avanti da anni rappresenta un atto politico gravissimo, destinato a produrre danni incalcolabili, non solo al momento, ma anche nel futuro del nostro sistema sanitario e del diritto alla salute di tutti i cittadini».

