Fine dell'incubo per l'ex sindaco di Melissa Falbo: assolto con formula piena
La sentenza pronunciata quest'oggi dal Tribunale di Crotone. Lo sfogo dell'imputato: «Oggi si chiude il capitolo più doloroso della mia vita. Lo chiudo senza rancore»
MELISSA «Oggi, dopo anni di angoscia e di una battaglia combattuta nel silenzio e nel rispetto delle istituzioni, il Tribunale di Crotone ha messo la parola fine a un incubo. Con la sentenza di assoluzione con formula piena, perché il fatto non sussiste, la Giustizia ha riaffermato una verità che non ho mai smesso di custodire nel cuore, anche nei momenti più bui e difficili di questa dolorosa vicenda».
È l'annuncio pubblico dell'ex sindaco di Melissa, Raffaele Falbo. L'ex primo cittadino era stato rinviato a giudizio nel settembre del 2023 perché indagato per concussione aggravata in quanto avrebbe secondo l'accusa tentato di agevolare alcuni sodali della cosca di Cirò nell'ambito del procedimento scaturito dall'operazione “Bordeland” scattata all'alba del 29 novembre 2016 e che portò a 48 arresti.
Quanto contestato dai magistrati inquirenti nell'ordinanza dell'epoca a debito di Falbo scaturì della denuncia presentata da un imprenditore titolare della società societa' Gost di Assisi che aveva appaltato il servizio di manutenzione del depuratore comunale. Secondo l’accusa, dunque, Falbo «abusando della sua qualità e dei suoi poteri», avrebbe costretto il titolare dell’azienda, attraverso numerose telefonate, ad assumere a tempo indeterminato «con urgenza» una persona che secondo la Dda risultava organica alla cosca dei “Farao-Marincola” di Cirò.
L'accusa ipotizzata inzialmente dalla Dda di Catanzaro nei confronti di Falbo era quella di concussione aggravata dalle modalità mafiose, ma poi venne derubricata durante il dibattimento in ragione della stessa testimonianza dell'imprenditore che, in aula, nego' di aver subito pressioni o minacce per assumere quel dipendente. Nel corso del dibattimento, infatti, venne acclarato che a spingere per quell'assunzione erano stati gli stessi dipendenti della ditta. Il pm Antimafia Elio Romano aveva chiesto una condanna a 4 anni e 4 mesi di reclusione, ma dopo ha riformulato il capo d’imputazione.
La vicenda che ha coinvolto l'ex sindaco Falbo, esplosa a pochi mesi dalle elezioni comunali, aveva indotto la prefettura di Crotone ad inviare una commissione d'accesso antimafia. Dietro il timore dell'incandidabilità per lo scioglimento anticipato del consiglio (che sarebbe potuto arrivare subito dopo le consultazioni) nessuna forza politica scelse di presentare in quella tornata le proprie liste.
«Sono stato accusato di reati infamanti – ricorda l'ex primo cittadino -, tra cui l'induzione indebita aggravata dal metodo mafioso, un'ombra che ha tentato di macchiare non solo la mia persona, ma l'integrità del mio ruolo di sindaco e l'amore incondizionato per la mia comunità».
«Ho affrontato un processo lungo e complesso – sottolinea Falbo -, sopportando il peso di un'accusa che ferisce un uomo nelle sue fondamenta più profonde, personali e politiche. Eppure, non ho mai perso la fiducia. Sin dal primo giorno, ho riposto la mia totale e incondizionata speranza nell'operato della Magistratura, convinto che la verità, alla fine, avrebbe trovato la sua strada attraverso l'attento esame dei fatti e delle prove».
«Questa sentenza non è una vittoria personale – commenta soddisfatto -, ma il trionfo della giustizia e della verità. Mi restituisce l'onore e la dignità che mi sono stati brutalmente sottratti, e conferma la trasparenza e la correttezza con cui ho sempre servito i miei cittadini, agendo unicamente per il bene comune e nel pieno rispetto della legalità».
«In questo momento di profonda commozione – rivela l'ex primo cittadino -, il mio pensiero va alla mia famiglia, che ha sofferto con me e mi ha sostenuto con una forza incrollabile, e a tutti coloro che non hanno mai dubitato della mia innocenza».
«Un ringraziamento speciale, carico di stima e affetto – tributa Falbo -, va ai miei avvocati, Giuseppe Peluso e Antonello Talerico. Non sono stati solo dei difensori straordinari per competenza, acume e professionalità, ma anche dei veri e propri sostegni umani, capaci di starmi accanto con sensibilità e coraggio in questa traversata nel deserto. Senza la loro guida e la loro instancabile dedizione, questo giorno non sarebbe stato possibile».
«Oggi si chiude il capitolo più doloroso della mia vita – rivela l'ex primo cittadino -. Lo chiudo senza rancore, ma con la consapevolezza che la giustizia, seppur lenta, è un faro di civiltà a cui dobbiamo sempre guardare con fiducia. Ora è il momento di guardare avanti, di ricucire le ferite e di continuare a credere nei valori di onestà e servizio che hanno sempre guidato ogni mio passo», conclude Raffaele Falbo.

