«Bonificare il centro storico di Crotone»: l'appello di Stelvio Marini
Il dirigente del coordinamento provinciale di Fratelli d'Italia chiede di porre un argine al degrado rappresentato da spaccio di droga, prostituzione e affitti selvaggi
CROTONE «Bonificare il cuore antico: Crotone e la sfida del suo centro storico». È l'appello lanciato in una nota da Stelvio Marini del coordinamento provinciale di Fratelli d'Italia a Crotone.
«Abbiamo rilevato nei giorni scorsi – scrive Marini – le parole del vicesindaco e la volontà, finalmente dichiarata da parte della giunta comunale, di riportare il tema del centro storico al centro dell’agenda amministrativa. Certamente, le campagne di sensibilizzazione e i progetti di collaborazione con le associazioni rappresentano segnali incoraggianti, va però altresì detto con chiarezza, ribadendo quanto purtroppo da tempo andiamo affermando: non basta una mano di vernice per far rinascere un cuore che da troppo tempo non batte più».
«Il centro storico – ricorda il dirigente di Fdi – non è soltanto un insieme di edifici o di strade: è il cuore vivo della città, il luogo dove memoria, identità e futuro si intrecciano. Parlare oggi del centro storico di Crotone significa assumersi una responsabilità politica e culturale, perché è qui che si gioca una parte essenziale del destino della città. La rigenerazione del quartiere non è soltanto una sfida tecnica: riuscire a riportare vitalità, sicurezza e bellezza nel cuore antico della città significa offrire una nuova prospettiva a tutta la comunità».
Secondo Marini, «il centro storico di Crotone rappresenta un quartiere complesso, perché racchiude al suo interno una pluralità di fattori: urbanistici, immobiliari, commerciali, culturali e identitari. Questa complessità lo rende al tempo stesso fragile e prezioso. Oggi conta a malapena 2.200 residenti, distribuiti in circa 1.130 famiglie. Sono numeri che parlano da soli: la popolazione si è dimezzata negli ultimi vent’anni, mentre cresce il numero degli immobili abbandonati e delle attività chiuse. È evidente che si tratta di un quartiere in forte sofferenza: spopolamento, degrado edilizio e insicurezza diffusa. Eppure resta, nonostante tutto, un patrimonio unico da salvaguardare».

«Occorre oggi trovare il coraggio – auspica Marini – di parlare di una vera bonifica del quartiere, per restituirlo alla città. È una necessità concreta, non più rinviabile. Il degrado ambientale e sociale ha superato la soglia del tollerabile, ma sarebbe ingeneroso non riconoscere che un presidio c’è e lavora quotidianamente. Le forze dell’ordine crotonesi, con professionalità e senso dello Stato, presidiano il territorio e contrastano ogni giorno spaccio, degrado e microcriminalità. Il loro impegno merita non solo rispetto, ma un’alleanza sincera da parte della città».
«In molte vie si continua a registrare – segnala Marini – la presenza di spaccio di droga a cielo aperto e fenomeni di prostituzione, maschile e femminile, che si consumano nel silenzio e nell’indifferenza generale. Molti cittadini, soprattutto le famiglie crotonesi preferiscono chiudersi in casa: gli anziani non escono dopo il tramonto, le famiglie con figli adolescenti vivono nell’apprensione e le giovani coppie scelgono di trasferirsi altrove».
Ma questa realtà – sollecita il dirigente di Fdi – non può e non deve essere lasciata soltanto alle pattuglie o alle denunce. Serve una comunità che collabori, che segnali, che sostenga chi ogni giorno rischia in prima linea. La sicurezza è un bene pubblico che si costruisce insieme: cittadini, istituzioni e forze dell’ordine, dalla stessa parte, per restituire dignità e futuro al cuore antico della città.

«Bonificare il quartiere – entra nel merito Marini – significa anche rompere il circuito economico che alimenta il degrado. Oggi esiste un vero e proprio mercato parallelo degli affitti “particolari”, rivolti soprattutto agli immigrati: bassi e locali fatiscenti affittati a peso d’oro, come se fossero suite di alberghi di prima categoria. In molti casi si contano dieci o più persone nello stesso alloggio, stipate in condizioni igieniche precarie. Dietro tutto questo c’è chi lucra e chi si arricchisce».
«A questo si aggiunge un fenomeno nuovo e strisciante – denuncia Marini – che si sta aggravando: il subaffitto di stanze e soffitte, un mercato grigio in continua espansione. In alcuni casi, cittadini stranieri regolari subaffittano locali ai propri connazionali, chiedendo pigioni esagerate per spazi indecorosi. È una forma di sfruttamento interno che aggrava la precarietà sociale e moltiplica i conflitti. Estirpare questo sistema significa non solo tutelare la legalità, ma anche ricostruire una convivenza possibile nel quartiere».
«Sconfiggere questa piaga – sostiene Marini – rappresenta un passo decisivo verso la riqualificazione del centro storico, quartiere simbolo della città ma trascinato verso una spirale di marginalità e degrado. Occorre controllare gli stabili, stilare una mappatura completa degli immobili e intervenire in modo deciso contro chi sfrutta questa situazione».

Un censimento del patrimonio edilizio compromesso – suggerisce ancora Marini –, con eventuali provvedimenti amministrativi, denunce e sequestri, sarebbe il primo atto concreto di una bonifica vera. Lo sfruttamento del più debole alimenta criminalità diffusa, disperazione e invivibilità. Solo fermando questo meccanismo perverso si potrà pensare a un futuro diverso per la zona.
La rinascita del centro storico, per Marini, «è frenata anche da un vuoto normativo ormai insostenibile: mancano regolamenti specifici, strumenti indispensabili per disciplinare lavori, materiali, colori, insegne e interventi di restauro. Servono vincoli chiari per proteggere gli edifici di interesse storico e garantire interventi coerenti con il contesto urbano».
Ecco perchè, sempre secondo il dirigente di Fdi, «il centro storico non può più essere un laboratorio di fallimenti. Serve al pari di altri quartieri degradati della città un piano organico di bonifica sociale, urbanistica e culturale, che unisca la riqualificazione edilizia alla sicurezza, la tutela del patrimonio alla dignità delle persone, perché purtroppo la politica dei murales non è sufficiente…».

«Va riconosciuto, intanto – testimonia Marini –, il coraggio dei pochi esercenti che continuano a tenere aperte le proprie attività nel quartiere, spesso a rischio e pericolo, in un contesto difficile e poco attrattivo. Sono loro per fortuna , con la loro presenza quotidiana, a rappresentare una forma di resistenza civile e a mantenere viva una speranza concreta di rinascita».
«Occorre ora una governance condivisa – propone Marini –, che coinvolga istituzioni, cittadini, professionisti, forze dell’ordine e associazioni culturali. La sicurezza non è solo un problema di ordine pubblico: è una condizione di civiltà. Il decoro non è solo estetica: è rispetto per la storia. E la legalità non è un tema giudiziario: è la precondizione della rinascita. Il cuore antico di Crotone non va lucidato ogni tanto per la foto di rito: va bonificato, restituito ai crotonesi e fatto tornare a battere», conclude Marini.

