L'arte bianca
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CROTONE “I ciucci litigano e i varrili si scasciano”. Questo modo di dire calabrese è una rappresentazione plasticamente di come i più deboli, senza alcuna colpa (i varrili), subiscono i danni dei litigi dei potenti (asini). Un modo di dire che ben si adatta alla politica e ai politicanti che litigano tra di loro per la gestione del potere e a pagare il prezzo degli scontri sono gli anelli più deboli dei partiti.  

Il riferimento è alla situazione di grande litigiosità che si sta vivendo, a livello regionale, all’interno del Partito democratico. I “galletti” di questo partito sono in guerra tra di loro per accaparrarsi l’egemonia. Terra di scontro di questa guerra è Reggio Calabria, dove il segretario regionale Nicola Irto e il sindaco-consigliere regionale Giuseppe Falcomatà se le stanno suonando di santa ragione senza esclusione di colpi.  

Entrambi puntano alla gestione del partito regionale. Intorno a questi due si sono schierati i colonnelli che abitano nelle altre province calabresi e la battaglia è più che mai infuocata perché chi perde soccombe e dovrà lasciare, anche se temporaneamente, la gestione del potere nelle mani del suo avversario. Uno spaccato dello scontro si è avuto proprio in questi ultimi giorni sulla elezione degli incarichi dati ai consiglieri eletti nell’assemblea regionale. 

È il caso della nomina del capogruppo del partito e a tutte quelle scelte che attengono il funzionamento del consiglio regionale della Calabria (vicepresidenza, commissioni e quant’altro).

 Questa guerra, quindi, coinvolge anche i dirigenti degli altri territori compresi quelli di Crotone, dove i contrasti per la gestione del partito si alimentano di fuoco proprio. Succede così che la guerra dei “ciucci” che produce la rottura dei “varrili” a Crotone produce ancora più danni soprattutto perché è già partita la campagna elettorale per le elezioni amministrative.  

Il sindaco uscente, Vincenzo Voce, ha già allestito le liste (dicono sette o otto), il centrodestra, con diverse difficoltà, sta cercando di mettere in moto la macchina, mentre il centrosinistra è fermo ai blocchi di partenza in attesa che il Pd esca dalle sabbie mobili in cui si è andato a cacciare anche (soprattutto) per colpa dei dirigenti regionali che ragionano avendo sotto gli occhi la scacchiera del potere.  

Succede, quindi, che il partito si è autodecapitato con le dimissioni del segretario provinciale Leo Barberio, respinte dall’assemblea provinciale ma non ritirate ufficialmente, e quelle della segretaria cittadina Annagiulia Caiazza. In altri tempi, vista l’incombenza di organizzare le truppe elettorali, il partito regionale sarebbe subito intervenuto per risanare la situazione. 

Oggi i manovratori delle pedine guardano e valutano solo le mosse che potrebbero eventualmente avere ricadute negative per loro. Crotone, così, viene vista solo come una colonia dove prendere i voti che servono per le elezioni ai parlamenti (Camera, Senato e Regione) e i dirigenti del partito locale considerati massari che amministrano i beni del proprietario-barone che vive altrove.      

 

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