L'arte bianca
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affidato
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CROTONE Eni Rewind non abbassa la guardia. Le notizie date da pochissimi giornali, non ufficiali e di cui non si trova traccia nei documenti consultabili, parlano di un nuovo tentativo di Eni Rewind di smaltire a Crotone i veleni presenti nell’area del Sito di interesse nazionale

Si ritorna ad ipotizzare la realizzazione di una discarica di scopo all’interno dei terreni di proprietà dell’Eni? 

Anche questo non si capisce bene e probabilmente non si capirà sino a quando i protagonisti di questa, ulteriore, brutta vicenda non decideranno di informare i cittadini, recuperando i livelli di correttezza necessari che occorrono in queste questioni. Potrebbe essere la solita bugia nella speranza che i protagonisti della lotta messa in campo per evitare che i veleni restino a Crotone non si arrendano e dichiarino la loro disponibilità a riconoscere la sconfitta? Potrebbe essere così, perché gli indizi fanno penare a questo. 

Il 24 ottobre del 2019 la Conferenza dei servizi decisoria, accogliendo e facendo proprio il contenuto del Paur approvato dall’allora giunta regionale calabrese il 2 agosto dello stesso anno, aveva concluso i lavori decidendo che i veleni di Crotone dovevano essere smaltiti fuori dal territorio calabrese. La ratio di questa decisione si poggiava sul fatto che Crotone e la Calabria avevano già pagato un prezzo salatissimo per la presenza di inquinamento e per i casi crescenti di cancro.

Dal 2019 sono passati sei anni e per i primi cinque anni e mezzo Eni Rewind ha sostenuto che l’operazione trasporto fuori dal contesto regionale calabrese non poteva avvenire per mancanza di impianti idonei per accogliere i veleni di Crotone. Secondo la narrativa dell’Eni non c’erano impianti idonei sia in Italia che in Europa. A smentire questa circostanza è stata la stessa Eni, quando ha sottoscritto i contratti con le società che gestiscono impianti di rifiuti in Europa. 

C’è anche la relazione dettagliata della commissione parlamentare contro la mafia che ha smentito tutto ciò che l’Eni sosteneva a proposito dell’esistenza delle discariche (vedi articolo pubblicato su questo giornale). Finalmente l’operazione bonifica prevista dal Pob fase 2 partiva, come previsto dal Paur. Qualche mese fa, sempre dall’Eni arrivava la notizia che il trasporto in Europa poteva essere fatto sino al 25 maggio del 2026, perché da quella data sarebbero entrati in vigore nuove norme che impedivano di trasportare fuori dai Paese (Italia) che li avevano prodotti i rifiuti pericolosi. 

Anche queste affermazioni sono state smentite dal Parlamento europeo che ha risposto ad una interrogazione precisa dell’europarlamentare calabrese Denis Nesci (Fratelli d’Italia). Le bugie hanno le gambe corte, ma chi le dice ha lo sguardo lungo. In questi giorni viene diffusa questa nuova notizia sulla presenza di veleni particolari. Se fosse vera non potrebbe rappresentare un vanto, perché l’Eni, nonostante le sue tecnologie, avrebbe preso un abbaglio preoccupante. Se, invece, non dovesse essere la verità vorrebbe dire che è stata messa in campo una nuova bugia per non continuare nelle attività di bonifica. Vorrebbe dire che si stanno mettendo in campo scelte per uccidere con il cancro anche le nuove generazioni.

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