Cgil diffida l'Asp di Crotone sul partenariato col privato per la Dialisi
Il sindacato ha richiesto l'immediata revoca della delibera che autorizza la manifestazione di interesse per la progettazione, realizzazione e gestione della nuova Unità operativa
CROTONE La Cgil boccia il progetto di privatizzazione del servizio di dialisi presso l’ospedale «San Giovanni di Dio» avviato dalla commissaria dell’Azienda sanitaria, Monica Calamai, e annuncia ricorso. Partendo dall’assunto che «La salute non è un business» i massimi rappresentanti della Cgil (Franco Grillo, Ivan Potente, Alessandra Baldari ed Enzo Scalese) si oppongono «alla deliberazione N. 524 del 07 novembre scorso», con la quale Calamai «apre la strada alla privatizzazione dei servizi sanitari presso l’ospedale "San Giovanni di Dio" di Crotone».

Nella struttura pubblica, realizzata con le tasse dei cittadini, si apre la strada alla gestione privata. La differenza tra gestione privata e pubblica non è di poco conto in quanto il pubblico opera per garantire un servizio sanitario che si basi su qualità ed efficienza, mentre il privato per fare business. Secondo i massimi dirigenti della Cgil «questa misura, che prevede la gestione di una nuova unità operativa di dialisi da parte di soggetti privati, rappresenta un pericoloso e inaccettabile attacco ai diritti di tutti i cittadini».
Continuando, i rappresentanti della Cgil scrivono: «È allarmante constatare che tutto questo avvenga a Crotone che è già la provincia calabrese con la più alta incidenza di sanità privata, superando il 50% rispetto ai servizi pubblici. Questa trasformazione del sistema sanitario sta creando disuguaglianze inaccettabili, distogliendo le risorse e l’attenzione dalle necessità della comunità al profitto di pochi».
Mentre si consente ai privati di conquistare spazi e accumulare ricchezze, introducendo gestioni finalizzate al solo business, si riduce l’acceso ai servizi sanitari a una crescente fascia di popolazione. Cresce, infatti, il numero degli utenti che, non avendo soldi per pagare prestazioni, rinuncia alle cure. A questa fascia di utenza appartiene la parte più povera della popolazione.

Un processo che, soprattutto nella provincia di Crotone, si sta consumando con il silenzio assordante delle istituzioni. Gli eletti nelle istituzioni fanno finta di niente. Lo dimostra il fatto che, oltre alla Cgil, nessuno ha contestato la decisione di Calamai di avviare questo nuovo processo di privatizzazione. Secondo i rappresentanti della Cgil, c’è da tenere in conto anche che «la deliberazione 524/25 ignora completamente le procedure di informazione e confronto con le parti sociali, come previsto dal Ccnl, dimostrando un disinteresse preoccupante per i diritti dei lavoratori e per la qualità delle cure fornite ai cittadini».
La commissaria se la canta e se la suona. «Abbiamo già inviato una formale diffida alla Direzione generale, - si legge nella nota della Cgil - richiedendo l'immediata revoca di questa delibera. Se non riceveremo una risposta adeguata, non esiteremo a intraprendere azioni legali per tutelare i diritti dei cittadini e difendere un sistema sanitario pubblico, accessibile e di qualità».
Continuando, i dirigenti Cgil aggiungono: «Non possiamo permettere che la sanità pubblica venga svenduta. La nostra battaglia, lo ribadiamo, non è solo per preservare servizi di qualità accessibili a tutti, ma è una lotta per il principio che la salute deve rimanere una priorità pubblica, non un'opportunità di profitto per privati. La comunità di Crotone merita di poter contare su servizi sanitari che siano equi e inclusivi». Concludendo scrivono: «Saremo determinati nella nostra azione e faremo sentire la nostra voce come un coro di lotta per una sanità equa, onde garantire che i diritti dei cittadini siano sempre al primo posto».

